La storia narra la determinazione del giovane Nando Mericoni, deciso più che mai a ricondurre la propria vita verso l’immagine americana.
Più volte confrontandomi con i miei genitori o con altre persone appartenenti alla generazione del dopoguerra ho sentito raccontare di questo film e del forte desiderio che si respirava tra i giovani dell’epoca verso l’emigrazione oltreoceano, verso la ricerca della propria realizzazione, talvolta eccessiva e goffa come la pellicola stessa riproduce.
Oggi, nella mia generazione è difficile respirare le stesse ambizioni. L’Italia del dopoguerra partiva da una situazione economica misera e ricercava il salto di qualità, rivedendo in alcuni Paesi oltre confine, la realizzazione della propria aspirazione. Era facile abbandonare le proprie origini incerte per sperare nel futuro. Questo futuro siamo noi, dove i ns. padri hanno realizzato talvolta i propri sogni o ottenuto una propria dignità economica, che è per noi difficile abbandonare per tuffarci nell’incertezza di realizzare noi stessi.
La pellicola è spassosa ed interpretata da un grande Alberto Sordi. Seppur il film abbia più di 50 anni, si fa guardare senza sembrare anacronistico, dal momento che il mito americano tutt’oggi affascina molti giovani. Ovviamente l’opera cinematografica, girata appena dopo la Seconda Guerra Mondiale deriva dall’immagine di forza e libertà portata dallo sbarco degli Americani.
"Un americano a Roma" film del 1954 di Steno con Alberto Sordi.
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